LIS

LE OPERE

COLLEZIONE PERMANENTE

Il Museo dei Portici, sede distaccata del Museo Civico Luigi Rossi Danielli di Viterbo, ospita al suo interno due opere di Sebastiano Luciani, maggiormente noto come Sebastiano del Piombo: la Flagellazione (1525) e la Pietà (1512-1516). Oltre alla collezione permanente sono ospitate opere in esposizione temporanea.

SEBASTIANO LUCIANI detto SEBASTIANO DEL PIOMBO (1485-1547)

Foto del dipinto La Pietà all'interno del museo dei portici

Sebastiano Luciani, meglio conosciuto come Sebastiano del Piombo (Venezia, 1485 – Roma, 21 giugno 1547), si forma prima con Giovanni Bellini e poi con Giorgione. Arrivato a Roma nel 1511, la sua opera risente dell’influenza di Michelangelo Buonarroti, e si pone come alternativa al Raffaello. La sua fama è attestata dai numerosi incarichi ricevuti che lo portano non solo a Roma, ma anche in altre città come appunto Viterbo.
Tra le opere principali: la Salomè con la testa del Battista (Londra, National Gallery), il ritratto di donna (National Gallery of Art, Kress), il ritratto del cardinale Ferry Carondolet (Madrid, collezione Thyssen), ritratto del cardinale Bandinello Sauli (Washington, National Gallery), ritratto del Cardinale Reginald Pole (San Pietroburgo, Museo dell’Ermitage), la Morte di Adone ( Uffizi, Firenze), Resurrezione di Lazzaro (London, National Gallery), Pietà di Úbeda (Madrid, Museo del Prado).
Nel 1531, di nuovo a Roma, ottiene la carica di piombatore apostolico che gli fa acquistare l’epiteto di “del Piombo”.

Foto del dipinto La Flagellazione all'interno del museo dei portici

SEBASTIANO LUCIANI detto SEBASTIANO DEL PIOMBO

FLAGELLAZIONE DI CRISTO

in collaborazione con MICHELANGELO BUONARROTI
olio su tavola, cm 246x166

Foto del dipinto La Flagellazione di Sebastiano del Piombo

Collocata originariamente nella Chiesa di Santa Maria del Paradiso di Viterbo su commissione di Giovanni Botonti, chierico di camera di papa Clemente VII. Ritenuta per tanto tempo copia di bottega, oggi è considerata una delle sue più alte realizzazioni.
Rispetto all’opera realizzata dall’autore per la cappella Borgherini in San Pietro, qui Sebastiano attua una drastica riduzione del numero delle figure sulla scena, che diventano solo tre. Il Cristo è posto al centro, come nella iconografia usuale. L’oscurità che caratterizza il fondo mette in risalto la solitudine della figura del Cristo, distrutto dalla sofferenza.

Dettaglio del volto di Cristo nel dipinto La Flagellazione
Dettaglio del drappeggio del vestito di una delle figure del dipinto La Flagellazione

SEBASTIANO LUCIANI detto SEBASTIANO DEL PIOMBO

PIETÀ

olio su tavola, cm 247x187

Foto del dipinto La Pietà di Sebastiano del Piombo

Realizzata in collaborazione con Michelangelo e destinata alla cappella Botonti della Chiesa di San Francesco alla Rocca, la Pietà è considerato il grande capolavoro di Sebastiano del piombo. A partire dal Vasari, a lungo l’opera è stata attribuita a Michelangelo (per via degli schizzi presenti sul retro della pala), riferendo a Sebastiano la sola esecuzione pittorica e il paesaggio in notturna. Ipotesi oggi sempre meno accreditata. Per l’epoca, l’opera segna dal punto di vista iconografico un significativo cambiamento rispetto alle immagini della tradizione sul tema Pietà: la Vergine non tiene in braccio e, soprattutto, non guarda il figlio che è deposto sul sudario. Le figure del Cristo e della Madonna, poste al centro del dipinto, sono avvolte dalle tenebre in un paesaggio campestre, tra impianti termali e caseggiati rustici. Secondo alcuni studi il luogo è riconducibile all’attuale area termale di Viterbo, lo stesso in cui Dante Alighieri ambienta l’Inferno. Sullo sfondo si intravedono delle mura civiche e un abitato, sovrastate da un cielo notturno e tempestoso ed una luna piena.

Dettaglio della mano di Cristo nel dipinto La Pietà di Sebastiano del Piombo
Disegno preparatorio del dipinto La Pietà. Dettaglio delle mani della Madonna

Il racconto dei due capolavori di Sebastiano del Piombo

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